DreamVideo è un digital magazine mensile con focus specifico sulla produzione e post-produzione video, rivolto a videomaker e filmmaker, che siano professionisti o semplici appassionati.    |     Anno XIV nr.168-2024    |     ISSN 2421-2253

Le telecamere broadcast (5)

 

Nonostante le promesse di questo nuovo dispositivo a stato solido, le errate convinzioni legate alla novità della tecnologia utilizzata e gli stati d'animo derivanti da leggende metropolitane, deve essere ricordato che il CCD è prima di tutto e principalmente un dispositivo analogico, come il tubo.

Esso possiede molte caratteristiche che sono proprie del mondo analogico alcune delle quali chiamate con termini famigliari utilizzati per descrivere le caratteristiche dei tubi a fotoconduzione mentre altre terminologie sono specifiche di questa nuova tecnologia.

Per concezione il CCD è radicalmente diverso dalla sua controparte fotoconduttiva ovvero il tubo utilizzato precedentemente nelle telecamere. Al posto della superficie anamorfica del tubo che viene scansionata dal fascio del cannone elettronico, il CCD consiste di un grande numero di elementi-immagine discreti (pixel) disposti in una griglia ortogonale a due dimensioni. Ogni pixel accumula una carica elettronica direttamente proporzionale all'unico livello di luce che lo stimola.

La griglia del CCD può essere concettualmente assimilata a una grande collezione di campionature elettroniche discrete dell'immagine ottica. Diversamente dall'uscita morbida e continua prodotta dal tubo, il segnale prodotto dal CCD è una serie di campionature discrete generate come informazione contenuta nella griglia leggendo un pixel dopo l'altro. Il risultante segnale in uscita del CCD assomiglia molto all'uscita analogica di un tubo se la campionatura avviene alla stessa frequenza. Il teorema della campionatura di Nyquist afferma che l'ingresso del sistema di campionatura dei dati deve (può) essere limitato di banda alla metà della frequenza di campionamento se si desiderano evitare errori di aliasing nei dati campionati. L'esperienza della natura dell'aliasing utilizzando CCD e quindi la necessità di utilizzare un filtro ottico anti-aliasing è la cosa che deve essere presa in considerazione per prima.

Nei rilevatori a stato solido la campionatura avviene in ambiente ottico e a causa di questo la limitazione di banda prescritta dalla legge di Nyquist deve accadere in ambiente ottico. Il filtro passa-basso sarà quindi un filtro ottico che deve essere in grado di diminuire l'energia delle alte frequenze spaziali che vanno a colpire il rilevatore provocando aliasing senza con questo provocare una perdita o attenuare la banda alta di frequenze utili.

Progettando il filtro si deve considerare con attenzione la soglia di intervento. Un filtro ottico troppo efficace ridurrebbe l'aliasing ma anche la possibilità di riprodurre il dettaglio fine dell'immagine.


Il teorema di Nyquist rende ora chiaro che un incremento nel numero di pixel del rilevatore equivale all'incremento della frequenza di campionatura del sistema di acquisizione dei dati. Un incremento della risoluzione del sistema diventa quindi possibile. Il concetto della campionatura spiega anche il numero degli elementi orizzontali degli attuali CCD che assommano a 768 pixel sull'orizzontale.

Un rapido calcolo mostra che questo numero che sembra casuale corrispond

e invece a 768 campionature per linea attiva orizzontale che corrisponde a sua volta a 4 campionature per ogni ciclo di sottoportante ovvero secondo uno schema di campionatura video meglio noto come 4xFsc (4 volte la frequenza della sottoportante-subcarrier).

Aumentando il numero di pixel del rilevatore si ottiene potenzialmente la possibilità di incrementare la risoluzione e diminuire l'aliasing. Tuttavia in questo caso compaiono difficoltà tecniche quando la frequenza di campionatura non corrisponde a un multiplo esatto della frequenza della sottoportante. A causa di questo l'uso di un CCD con solo un piccolo incremento nel numero di pixel sull'orizzontale al di sopra dei 768 pixel può non fornire un miglioramento generalizzato. 

 




Il meccanismo di trasferimento dei CCD

Il CCD possiede due caratteristiche che sono ingredienti di base di un rilevatore di successo:

  1. La cella individuale del CCD possiede la capacità di accumulare una carica direttamente proporzionale alla quantità di luce incidente.
     

  2. La carica di una cella del CCD può essere rapidamente spostata alla prossima cella con l'applicazione di una carica/comando/impulso di spostamento.

Esistono sostanzialmente 3 tipi di CCD utilizzati nelle camere broadcast:

  • Il CCD detto FT - Frame Transfer
     

  • Il CCD detto IT - Interline Transfer
     

  • Il CCD detto FIT - Frame Interline Transfer

Il CCD FT
 

Il CCD FT (frame transfer) possiede due sezioni separate:

  • Una griglia di celle separate per la cattura dell'immagine.
     

  • Una uguale quantità di celle accuratamente protette dalla luce per immagazzinare le cariche che descrivono l'immagine e quindi trasferirle.

Esiste quindi una parte dedicata ad acquisire l'immagine e un'altra dedicata al suo trasferimento.

Uno schema semplificato di questo dispositivo viene mostrato nella figura seguente.


 


Durante il periodo di field (semiquadro = 1/50") le celle del sensore di immagine accumulano cariche che rappresentano l'immagine ottica che su esse viene focalizzata. L'informazione (le cariche) a questo punto presente nel sensore viene spostata alla sezione di memoria sottostante a velocità molto alta e durante il prossimo intervallo verticale che divide dal prossimo semiquadro (durante le 12.5 delle 25 linee di blanking verticale della scansione PAL). Ora durante il nuovo semiquadro sarà possibile ricaricare/esporre le celle fotosensibili nuovamente  con una nuova immagine. Contemporaneamente a questo le cariche presenti nei registri di memoria caricati precedentemente potranno essere analizzate onde creare il segnale in uscita verso la sezione successiva della telecamera.

Una delle caratteristiche importanti del CCD FT è l'efficienza ottica. Ogni elemento-immagine è grande e virtualmente contiguo al prossimo elemento e virtualmente diventa possibile catturare tutta la luce incidente. Il CCD FT offre anche un sistema molto efficiente per trasferire cariche dalla sezione immagine alla sezione di memoria/magazzino. Gli elementi dell'immagine funzionano sia come rilevatori che come registri di spostamento per trasferire il contenuto del rilevatore alla sezione di memoria.

Il fattore critico del CCD FT è la contaminazione che può accadere nel momento in cui le cariche vengono spostate dalla griglia del rilevatore alla griglia di memoria. I sensori vengono continuamente stimolati dall'immagine ottica durante il breve periodo di tempo nel quale in contenuto del rilevatore viene trasferito alla sezione di memoria. Diventa quindi possibile che si generino segnali circa 50 dB al di sotto del livello medio che risultano chiaramente visibili, indesiderati e quindi inaccettabili per una camera broadcast. Il fenomeno viene chiamato "Vertical Smear" che come vedremo è tipico dei CCD e si evidenzia con una linea verticale di luce inesistente in prossimità delle alte luci soprattutto puntiformi. Quindi un alias, una cosa non voluta, un difetto.

Per evitare questo fenomeno davanti ai CCD FT viene montato un otturatore meccanico (simile alla croce di malta di un otturatore rotante di una cinepresa) L'otturatore meccanico viene sincronizzato con l'intervallo di blanking verticale generato dal generatore di sincronismi PAL interno alla camera e quindi diventa possibile bloccare completamente la luce che colpisce i sensori durante la fase in cui le cariche vengono trasferite. La contaminazione in questo modo viene eliminata. Il CCD con sistema FT fu presentato nel 1983 da RCA e anche attualmente viene utilizzato su alcune camere broadcast.

Tuttavia questo sistema pur funzionando in modo egregio pone alcuni problemi operativi.

Il problema maggiore è rappresentato proprio dall'otturatore meccanico. Questo otturatore è mosso da un motore passo-passo e quindi all'interno della camera "esiste un motore", fatto del tutto inusuale per una telecamera che viene vissuta come dispositivo a stato solido. Un motore per piccolo esso sia consuma energia così come la circuitazione di servo preposta. Un motore per quanto affidabile possa essere è un dispositivo in rotazione e quindi soggetto ad usura. Il motore e relativo circuito di servo può guastarsi o perdere la sincronia con il blanking verticale. Il motore per quanto silenzioso può anche per usura diventare rumoroso e quindi provocare problemi per una ripresa audio ravvicinata (Il cameraman con camera spalleggiata avverte il rumore di rotazione del motore dell'otturatore e questo mentre può essere rassicurante circa il funzionamento del motore può risultare fastidioso e non poco).

Il sistema di funzionamento del CCD FT deriva dalla tecnologia degli anni '80 che sebbene già evoluta risentiva ancora di problemi di miniaturizzazione (relativi alla griglia del CCD) e di ricerca sui materiali fotosensibili che era possibile utilizzare per le celle dei CCD. Si diede pertanto maggiore importanza all'ottenere una buona risposta in sensibilità alla luce utilizzando tutta la superficie del CCD e quindi si costruirono celle/pixel relativamente grandi, patendo del problema dell'otturazione meccanica.

Un aneddoto: quando a metà degli anni ?80 in una fiera di settore a Las Vegas insieme a altri colleghi vidi una camera con CCD FT aperta e con il sistema in bella vista dell'otturatore rotante "Croce di Malta"  scoppiai in una risata. Uno dei colleghi mi ricordo disse: "Bisognerà mandare il negativo in sviluppo tutte le sere" ovvero tutti quanti noi pensammo che quella cosa in rotazione con la telecamera non c'entrasse proprio niente.

Difatti i costruttori di camere si misero subito all'opera per togliere quell'imbarazzante oggetto rotante dalla camera e si studiarono dispositivi che non richiedessero un otturatore meccanico. Questo portò alla realizzazione dei CCD IT e FIT.

Il CCD IT

Per il CCD IT (Interline Transfer) viene utilizzato un approccio completamente diverso dal CCD FT per trasferire le cariche dal rilevatore alla memoria.  Gli elementi di memoria sono protetti dalla luce e posizionati come i prossimi di ogni elemento immagine.

La figura qui sotto mostra uno schema semplificato.


 

Durante il periodo di field attivo la griglia dei sensori accumula cariche in modo proporzionale alla luce incidente.

Successivamente durante il prossimo blanking verticale queste cariche vengono velocemente trasferite agli elementi di memoria adiacenti protetti dalla luce e che vengono chiamati "Interline Storage Registers". Durante il successivo field attivo la griglia dei sensori ora scarica, si ricaricherà nuovamente con la nuova immagine mentre l'immagine precedente, letta dai registri di memoria, verrà inviata verso i successivi stadi di processo.

Se compariamo CCD FT e CCD IT notiamo subito che l'area della superficie sensibile deve essere sacrificata nel CCD IT per poter far posto ai registri di memoria. Questo riduce la sensibilità del sistema che comunque è possibile aumentare con altri sistemi. Uno di questi sistemi utilizzato per aumentare la quantità di luce che un pixel può catturare è quello delle microlenti ovvero di lenti grandi quanto un singolo elemento del CCD e posizionate sopra al singolo elemento.

Quindi tante lenti quanti sono i pixel del CCD; è pura magia tecnologica. Questo sistema chiamato "Hyper HAD" oltre a recuperare la quantitrà di luce che non colpisce il pixel in pratica aumenta notevolmente la sensibilità della camera che con l'introduzione di CCD Hyper HAD hanno raggiunto la sensibilità definita come segnale video a 1Vpp con luce bianca di 2000 lux riflessa per il 96% e diaframma a F=8.

Per dare una indicazione e comparazione alla sensibilità fotografica (anche se inesatta in quanto la curva di gamma e reciprocità-latitudine di posa è completamente diversa) equivale a circa 360 ASA. 

Rispetto ai CCD senza microlenti si guadagna uno stop di diaframma. Un enorme guadagno se si ricorda che 1 stop di diaframma più aperto corrisponde al doppio della luce in ingresso. Quindi ad esempio se per illuminare un set per camere senza microlenti servono 100 KW (ad esempio uno studio medio TV), utilizzando camere con microlenti bastano 50 KW.  Non si risparmia solo in potenza consumata ma anche in quantità di corpi illuminanti impiegati, tempo e personale per posizionarli e gestirli.

Deve anche essere ricordato che più luce è presente su un set di ripresa e più difficile risulta controllarla e ottenere che un corpo illuminante non invada l'altro per area generando ombre parassite o sovra-esposizioni. Più luce è presente su un set di ripresa, tipo studio TV, e maggiore sarà il calore dissipato che in qualche modo deve essere eliminato con costosi impianti di condizionamento.

Con i CCD IT è stato possibile costruire un otturatore non meccanico ma bensì elettronico e variabile che risulta utile per la ripresa di sequenze veloci oppure per sincronizzare la ripresa di monitor asincroni o lavorare con diaframma/otturatore come in fotografia per raggiungere la profondità di campo desiderata.

L'uso del CCD IT ci consente di scaricare le cariche senza che queste vengano contaminate da luce indesiderata ma permane il problema sebbene attenuato legato alle alte luci in particolare se puntiformi ovvero permane il problema dello "Smear Verticale", la linea di luce bianca indesiderata e di forma verticale che compare in presenza appunto di alte luci puntiformi, il problema che nel CCD FT veniva eliminato con l'otturatore rotante.

Quando una luce molto forte viene focalizzata sulla griglia dei sensori, una piccola quantità di luce viene riflessa tra CCD e i registri di memoria adiacenti. Il fenomeno dello "Smear Verticale" sebbene a un livello più basso è tuttavia ancora presente, ha un valore di circa 85 dB al di sotto del valore medio del segnale.

Sebbene non ancora esente da alias il CCD IT con questi valori di "Smear Verticale" raggiunge prestazioni compatibili o quanto meno accettabili per un uso broadcast.

Si fa notare che a tutt'oggi non è ancora stato codificato un metodo di misura tra le varie industrie per misurare in modo univoco e oggettivo il valore di smear di camere con CCD. Il metodo utilizzato da qualche costruttore utilizza una alta luce di forma quadrata al centro dello schermo con un'area uguale al 10% dell'intera immagine. Basandosi sul valore di soglia di 2 IRE (1 IRE = 1,2V/75 Ohm diviso 100) sotto al quale lo smear non risulta visibile, una camera con uno smear a 85 dB può essere esposta ad un'alta luce con diaframma a F=5.6 ottenendo segnale video a 100 IRE prima che compaia uno smear a 2 IRE.

Molti sono i fattori che influenzano per smear le prestazioni di una camera e non solo legati al sistema di CCD adottato. Esistono problemi di riflessioni indesiderate tra le superfici, caratteristiche di riflessione dei materiali, condizioni di luce, sistema ottico preposto, ecc...


Tutto questo rende la comparazione di camere per valore di smear piuttosto problematico.

Nel broadcast il concetto di accettare compromessi tecnologici è mal digerito così come il non riuscire in modo oggettivo a misurare specifiche e prestazioni.  Tutti noi tecnici preposti alla generazione del segnale video per anni abbiamo fatto finta di non vedere gli smear delle camere CCD confortati d'altra parte dalla maggiore qualità, praticità e affidabilità dei sensori CCD rispetto ai precedenti tubi a fotoconduzione.   

Ricordo con angoscia la ripresa di uno still life fatto per la pubblicità di una nota marca di tè. Utilizzavo una camera di alta qualità con i sensori migliori disponibili allora ovvero CCD IT con sensibilità alta (1Vpp con luce riflessa a 1000 lux con F=5.6). Su un vassoio dello still life vicino alla tazza di tè era posizionata una teiera in argento ovviamente molto riflettente. Le superfici rotonde della teiera riflettevano in modo puntiforme le luci che illuminavano molto bene il set e io avevo a monitor 4 o 5 smer verticali tremendi e non potevo risolvere il problema. Lo still life fu alla fine girato in film 35 mm. Ma avrei dovuto soffrire ancora per poco, stavano arrivando i CCD FIT che avrebbero risolto il problema in modo definitivo.

Il CCD FIT

Il rilevatore CCD FIT (Frame Interline Transfer) combina i pregi dell'IT e quelli del FT e virtualmente elimina il problema dello smear verticale.

Il CCD tuttavia in questo caso diventa un semiconduttore molto complesso, di difficile costruzione e molto costoso. Il concetto con il quale vengono trasferite le cariche è simile a quello dell'IT ma avviene un doppio trasferimento. Le cariche vengono prima rilevate dagli elementi sensibili, successivamente passate in un registro di memoria di interlinea e sempre nell'intervallo verticale vengono trasferite a una griglia di memoria di fotogramma completamente protetta dalla luce. 

Le cariche sono presenti nel registro di interlinea solo per un brevissimo tempo e quindi la contaminazione provocata da luce intensa, sebbene presente, risulta attenuata di molto. Con il CCD a struttura FIT il fenomeno dello smear verticale viene praticamente eliminato sino a portarlo a un livello insignificante ovvero intorno a 120 dB sotto al livello del segnale principale.

Si ricorda che il rapporto segnale/disturbo tipico di una telecamera broadcast è intorno ai 90dB o meglio. Ovviamente anche i CCD FIT sono stati dotati di sistema a micro lenti Hyper HAD.




Una considerazione curiosa

La televisione è sempre stata vissuta come un sistema che lavora in tempo reale. Salvo il tempo di trasferimento del segnale su ponti e elaborazioni di processo sia in bassa che alta frequenza questo concettualmente è vero se in condizione di ripresa "live".

Tuttavia se pensiamo all'acquisizione dell'immagine con tubi a fotoconduzione si otteneva la rappresentazione dell'immagine all'uscita della camera in "vero tempo reale" in quanto le cariche elettriche generate dal target del tubo eccitate dal cannone elettronico istantaneamente fornivano l'informazione necessaria a modulare la sottoportante di sistema.

Utilizzando CCD come rilevatori esiste un ritardo di sistema insito nei CCD e che, sebbene insignificante, concettualmente fa si che l'immagine in pratica non venga catturata in tempo reale ma con il ritardo imposto dal tempo richiesto a raggiungere il primo intervallo di semiquadro che si presenta, momento nel quale i registri di memoria vengono scaricati e processati. Quindi la televisione oggi non è più in "tempo reale" già all'origine.

Per capirsi gli elementi fotosensibili del CCD catturano l'immagine in tempo reale ma bisogna aspettare un intervallo verticale per processarle e scaricarle dai registri di memoria quindi l'immagine prodotta è in ritardo su ciò che sta accadendo.

La cosa potrebbe risultare ininfluente ma non è così. Esistono una serie di problemi legati a questo ritardo di sistema, il più importante dei quali è la sincronia con l'audio altrettanto in condizione "live".

Se l'audio viene catturato in modo analogico (come avviene ancora nella maggior parte dei casi) in pratica esso non subisce alcun ritardo di processo mentre il video catturato con CCD viene processato/ritardato già nei registri di memoria dei CCD.

Posso assicurare che gli addetti ai lavori colgono questo delay/ritardo audio/video (audio in anticipo) anche solo a sensazione. La cosa è anche misurabile e il ritardo massimo che si può osservare è nell'ordine del semiquadro ovvero di 1/50 di secondo.

In pratica non si può fare nulla per risolvere il problema in quanto introdurre delay in audio per compensare il delay del CCD non risulta pratico. Vengono introdotti delay in audio solo nel caso in cui il ritardo video diventi maggiore e più avvertibile a causa di processazioni di linea indispensabili al trasferimento del segnale video o per accoppiare audio e video che subiscono processazioni diverse e che richiedono tempi di elaborazioni diversi.




L'off-set spaziale

Quello dell'off-set spaziale è un concetto poco noto e che vale la pena di esaminare. In pratica si riesce ad aumentare il potere di risoluzione di un sistema di acquisizione basato su 3 CCD senza aumentare il numero degli elementi singoli di ogni CCD.

A differenza del CCD FT che possiede singoli elementi praticamente contigui, la presenza dell "Interline Storage Register" nei CCD IT e FIT riduce l'area disponibile del sensore di una frazione dell'area del singolo pixel.

I pixel sono disposti lontani gli uni dagli altri e non contigui. Questo provoca inevitabilmente un minore potere di risoluzione del sistema che viene corretto con l'utilizzo dell'off-set spaziale.

È un metodo molto efficace, poco costoso e pratico  e consiste nell'aumentare la risoluzione della luminanza della camera. Quando si utilizza l'off-set spaziale i CCD del canale del rosso e del blu vengono posizionati fisicamente con uno spostamento orizzontale di ½ pixel rispetto al posizionamento del CCD del canale verde. L'off-set spaziale non aumenta la risoluzione dei canali del rosso, del verde e del blu individualmente ma aumenta sensibilmente il numero effettivo di campionature eseguite.

Una camera che utilizza un rilevatore con 768 pixel per riga e senza off-set spaziale raggiunge la risoluzione limite della luminanza in 560 linee TV. Utilizzando l'off-set spaziale la stessa camera raggiungerà la risoluzione di 700 linee TV. Questo a costo praticamente nullo in quanto l'accuratezza nel posizionare i sensori sul retro del prisma dicroico resta la medesima, solo con un piccolo off-set del CCD del verde. La circuitazione preposta alla gestione dell'off-set spaziale ha costo ininfluente.

È bene dire per far meglio comprendere che il valore della luminanza può sempre essere ricavato per somma dei valori di percentuali del rosso, verde e blu e pertanto spostando di ½ pixel i rilevatori del rosso e del blu è come se si campionasse due volte la luminanza, una volta con il canale del verde e l'altra volta con i due canali del rosso e del blu ma spostati di ½ pixel il che significa che la frequenza di campionatura aumenta del valore del quale i rilevatori del rosso e del blu vengono off-settati.




Le microlenti
 

Abbiamo parlato in precedenza delle microlenti posizionate su ogni singolo sensore del CCD. Vediamo più in dettaglio cosa sono e come funzionano.

Tipicamente una camera con CCD senza microlenti possiede questa sensibilità:

Segnale di 1 Vpp ottenuto con luce di 2000 lux riflessa per il 96% da una superficie riflettente con diaframma a F=5.6

Tipicamente una camera con CCD dotati di microlenti possiede questa sensibilità:

Segnale di 1Vpp ottenuto con luce di 2000 lux riflessa per il 96% da una superficie riflettente con diaframma a F=8

Quindi si guadagna uno stop di diaframma, il che significa che la sensibilità raddoppia.

Possiamo ad esempio ricordare che la sensibilità tipica di un tubo a fotoconduzione da 2/3" Plumbicon era:

Segnale di 1 Vpp ottenuto con luce di 2000 lux riflessa per il 96% da una superficie riflettente con diaframma a F=4.5

Per un tubo Saticon da 2/3"

Segnale di 1 Vpp ottenuto con luce di 2000 lux riflessa per il 96% da una superficie riflettente con diaframma a F=4

Come è facilmente comprensibile dai dati citati sopra ora diventa evidente il perché le odierne camere a CCD e dotate di microlenti sono molto più sensibili rispetto alle camere di soli 10 anni fa. La sensibilità è di 4 o 5 volte maggiore oltre all'aumentata qualità generalizzata dell'immagine che sono in grado di fornire.

Tuttavia come al solito l'uso delle  microlenti ha benefici e svantaggi. Lo scopo delle microlenti è quello di concentrare sulla superficie del singolo elemento sensibile del CCD luce che non lo raggiungerebbe in quando andrebbe a cadere su aree non sensibili tra un pixel e l'altro ma questo produce inevitabilmente una certa diffusione della luce e proprio in prossimità del singolo rilevatore, luce che può essere captata anche dal pixel adiacente. Questo fenomeno negativo di cui si patisce è tuttavia compensato dai benefici che si ottengono relativi all'aumentata sensibilità di sistema. Un altro beneficio che si somma è una certa riduzione del pur già ridottittismo e ininfluente a questo punto fenomeno dello smear verticale.




Conclusioni

I CCD con microlenti hanno un costo praticamente doppio di quelli senza microlenti.

I CCD FIT hanno un costo praticamente doppio di CCD IT e FT.

La migliore camera broadcast oggi disponibile sul mercato monta indifferentemente dalla quantità di pixel presenti sul sensore: rilevatore da 2/3", CCD tipo FIT, microlenti, off-set spaziale.


Una camera con questa configurazione di CCD fornirà se dotata di ottica adeguata, immagini superbe e al di sopra delle aspettative in qualsiasi condizione d'uso.

Attualmente (anno 2002) vengono comunemente prodotti CCD FIT con potere di risoluzione di 900 linee TV e sensibilità nominale sempre a F=8. Vengono prodotti CCD multiformato in grado di gestire l'aspect-ratio sia di 4:3 che 16:9 con la stessa camera, vengono prodotte camere a CCD con scansione progressiva e non più interlacciata, vengono realizzati otturatori elettronici variabili a regolazione fine senza con questo perdere la sensibilità nominale della camera.

  

Le camere di alta fascia oggi posseggono due torrette di filtri di sistema, un sofisticato dialogo ottica/camera, possono essere equipaggiate con ottiche di altissime prestazioni sia a focale fissa che a zoom e anche con ottiche la cui operatività è la stessa di quelle cinematografiche.

La cinematografia elettronica oggi è una realtà anche in bassa risoluzione ovvero per fruizione televisiva senza dover utilizzare sistemi in elettronici in Hi-Definition ad esempio tipo Cinealta e simili, sistemi con i quali è possibile sostituire interamente la pellicola cinematografica e la cinepresa come sistema di acquisizione di immagine di alta qualità in movimento. I sistemi elettronici tipo Cinealta possono oggi sostituire lo standard cinematografico anche per fruizione per proiezione su schermo di sala cinematografica sino al formato 16:9.

 
Autore: Rolando Pellacani
 
 
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